Da quando l’ETA non realizza azioni armate contro lo Stato spagnolo, i vertici dell’apparato poliziesco hanno passato un periodo di depressione e sconforto. L’idea che emergesse in pubblico la loro natura di parassiti della società li ha atterriti, ma non si sono rassegnati. Con l’aiuto di mezzi di informazione compiacenti e di qualche intellettuale disponibile, hanno montato un nuovo terribile pericolo: l’”anarco-terrorismo”!
Dal 2013, con l’avvio della “Operazione Pandora” (vaso foriero di sorprese inesauribili), hanno avviato una nuova fase per giustificare la loro esistenza e il largo consumo di fondi pubblici. Alcuni anni fa i temibili terroristi erano stati identificati in alcuni giovani di Barcellona a cui venivano attribuiti degli attentati dalle conseguenze immani e irreparabili. Ad esempio, nella chiesa della Virgen del Pilar a Saragozza, esplosero un paio di petardi e due banchi furono gravemente danneggiati. Inoltre fu sventato, per poco e grazie alla preveggenza poliziesca, un altro attacco alla stabilità complessiva del potere: si scoprì un piano per compiere un atto (indefinito) di offesa al monastero di Montserrat. Niente era successo nel convento catalano, ma proprio questo non-fatto avrebbe dimostrato l’efficienza delle strutture statali di controllo e prevenzione. Alcuni anarchici sono ancora detenuti per questi gravissimi reati terroristici, delitti che fanno impallidire le centinaia di morti nella guerra tra l’ETA e lo stato spagnolo.
Chi aveva il coraggio di andare a visitare gli imputati in carcere veniva a sua volta schedato ed era destinatario privilegiato della fase successiva delle operazioni. La seconda tappa, dal nome ufficiale di “Piñata” (in senso autoironico?) consisteva in altre detenzioni di giovani libertari sospettati in quanto solidali con i primi arrestati. La terza fase, quella in atto, continua sulla linea di estensione dell’imputazione di “terrorismo” a chi aveva solidarizzato. Il centro della recente manovra è consistito nella identificazione dei Grupos Anarquistas Coordenados (GAC) che, nelle accuse ufficiali, sono veri e propri complottisti dediti a preparare lanci di bengala e a bruciare contenitori delle immondizie durante le manifestazioni. L’ETA, se esistesse ancora, scoppierebbe d’invidia!
Lo strumento repressivo in azione nella mattinata del 28 ottobre a Barcellona e dintorni è stato quello dei Mossos de Esquadra, la polizia della Generalitat, il governo autonomo della Catalogna (ancora guidato da Artur Mas, il politico che da conservatore tranquillo si è scoperto indipendentista sovversivo nel tentativo di vincere le ultime elezioni regionali).
L’avvio dell’operazione, che ha portato alla mobilitazione di decine di pulmini attrezzati e di circa 500 Mossos, è stato attribuito dalle suddette fonti poliziesche catalane ad un giudice dell’Audencia Nacional di Madrid che però ha smentito. Secondo questo magistrato, tutto era cominciato da un’esplicita richiesta della Comisaria d’Informació barcellonese che aveva elencato le modalità e i tempi dell’intervento, nonché i nomi degli accusati e i locali e le abitazioni da perquisire. E’ molto interessante scoprire che gli indizi usati per definire i GAC quali “organizzazione con finalità terroristiche” erano stati quelli di “unità ideologica, strategia per destabilizzare lo Stato e alterare gravemente la pace pubblica”.
Con queste motivazioni pretestuose si sono compiuti nove arresti di anarchici a Barcellona e a Manresa e varie perquisizioni con relative devastazioni di locali, tra cui la sede dell’Ateneu Llibertari de Sants. Dopo un trasferimento immediato a Madrid e l’interrogatorio, il giudice ha disposto la liberazione, su cauzione e con obbligo di firma, di quasi tutti gli accusati riconoscendo quindi che la “pericolosità sociale” degli accusati non aveva a che fare col “terrorismo”, reato per il quale le condizioni sono assai più dure. Resta in carcere, in attesa delle analisi dei molti materiali di propaganda sequestrati, solo un anarchico avvocato lavorista residente a Sants a cui si imputa, tra altre cose sempre relative alla diffusione del pensiero critico, il possesso del libro Contra la democràcia, probabilmente uno scritto del filosofo Agustín García Calvo. Al tempo stesso il giudice dell’Audencia Nacional ha decretato il segreto degli atti istruttori per cui non si possono conoscere le basi assai improbabili delle accuse.
Per dare un’idea degli oggetti sequestrati nell’Ateneu Llibertari di Sants, oltre a computer, bandiere, manifesti, riviste, spray si noti che sono stati portati via centinaia di volantini da poco preparati per un boicottaggio al grande magazzino del Corte Inglés. Se non ci fossero stati più di sessanta arresti in varie città spagnole negli ultimi anni, la montatura in atto potrebbe sembrare semplicemente ridicola. Si tratta invece, com’è stato ribadito in una conferenza stampa dei movimenti colpiti, di un attacco politico alle idee e alle attività di propaganda di un aperto e pubblico dissenso nei confronti del potere dominante.
Il senso politico della manovra va ritrovato nello sviluppo in atto dell’arcipelago anarchico e libertario in Spagna. Molte decine di gruppi sono da tempo attivi nell’opposizione agli sfratti imposti dalle banche, nel sostegno alle lotte dei disoccupati e, specialmente a Barcellona, nell’aiuto concreto alle donne vittime della violenza sessista. Inoltre molti hanno partecipato in prima linea agli “scioperi sociali” degli ultimi tempi nei picchetti anticrumiraggio con i relativi processi e condanne.
Il rilievo e le simpatie verso il movimento libertario si è dimostrato anche con un immediato corteo la sera del 28 ottobre: più di 2000 partecipanti, sotto il controllo costante di centinaia di sbirri catalani e di un elicottero, sono partiti dal rione in fermento di Gracia per protestare contro l’atto repressivo compiuto in mattinata. Tra gli slogan di solidarietà agli arrestati, considerati da tutti come parte di un ampio movimento popolare di base, si è notato il grido promettente “con qualsiasi governo, saremo ingovernabili”. E sul web è apparso subito un # (hastag) molto partecipato (in catalano “Jotambesocanarquista”, in castigliano “Yotambiensoyanarquista”) a cui stanno contribuendo persone di diverso orientamento ideale unite nella lotta a questa ennesima intimidazione. Iniziative simili, spontanee e vivaci, sono state realizzate in diverse città, da Madrid a Valencia, da Saragozza a Girona.
Claudio Venza
*Barrio (quartiere) di Sants, zona popolare di Barcellona con circa 180.000 abitanti, è il più esteso dei 10 quartieri in cui è divisa Barcellona. Comprende anche il cimitero di Montjuic che ospita il monumento a Francisco Ferrer e conserva i corpi di anarchici spagnoli storicamente importanti, tra cui Buenaventura Durruti, Francisco Ascaso, Anselmo Lorenzo. La piazza della stazione è intitolata a Juan Peirò, leader della CNT fatto fucilare da Franco nel 1942. In questo rione operaio la CNT aveva storicamente una forte presenza e qui si tenne nel 1918 un congresso regionale che gettò le basi organizzative e ideali del sindacato libertario fino al 1936.
NON E’ MAI IL LATTAIO !
Disse un tal Churchill (finora poco sospettato di essere anarchico) che la democrazia è il sistema di convivenza in cui quando qualcuno bussa alla tua porta alle 6 del mattino, puoi essere sicuro che sia il lattaio. Da lungo tempo a Barcellona non si porta il latte a domicilio, ma le porte non solo sono ancora toccate, ma sono anche abbattute. E no, non è il lattaio.
Il 28 ottobre scorso la polizia del governo catalano è tornata ad attaccare il movimento libertario, stimolata dalla Audiencia nacional, l’organismo giuridico che ha dato continuità al tristemente celebre Tribunal de Orden Público franchista. Questa volta i quartieri colpiti sono Sant Andreu, La Verneda, El Clot, Sants e Gracia, senza dimenticare la città di Manresa. Hanno fatto irruzione nelle case di nove compagni e compagne e hanno rubato e sequestrato i loro averi.
Inizia ad essere una costante, in queste retate della polizia, l’attaccare e il saccheggiare gli spazi sociali che si distinguono per le attività di partecipazione sul territorio e il lavoro culturale. Questa volta è toccato all’ Ateneo Libertario di Sants. Il bottino è consistito in diverso materiale grafico, come poster e dipinti, libri, computer e chiavette di memoria. Senza dubbio pericoloso materiale sovversivo, ma che difficilmente può essere collegato a qualsiasi presunto terrorismo.
La scusa è di nuovo il fantasma dei GAC (Grupos de Anarquistas Coordinados) che, da collettivo ormai sparito dedito alla diffusione delle idee libertarie, è diventato, grazie al potere mediatico, la nuova ETA. La sua unica colpa nota è la pubblicazione di un libro intitolato “Contro la democrazia”.
L’intento ci sembra chiaro: lo Stato è un’organizzazione terroristica che si mantiene attraverso la violenza. Non può né vuole permettere il dissenso, né tanto meno che le persone si organizzino da sole, senza il bisogno di capi o guide. E’ così che cerca di instillare la paura nella popolazione per impedire che si diffonda la lotta per altre forme di convivenza più libere e giuste. Ma si sbagliano. E si sbagliano di molto.
Per oltre 100 anni hanno cercato di eliminarci. A volte, con un grande sforzo da parte loro e tanto sangue nostro, sono riusciti a frenarci. Ma la loro repressione non ci ha mai fermato.
Solidarietà con i compagni e le compagne sequestrati/e dallo Stato. Continuiamo a lottare.
Federazione Anarchica Iberica, Comité Peninsular
COMUNICATO DELL’ATENEU LLIBERTARI DE SANTS
Ieri mattina, 28 ottobre 2015, alle 7.00h la polizia autonoma di Barcellona (Mossos de Esquadra), su ordine dell’Audencia Nacional (Tribunale Speciale erede del franchista Tribunal de Orden Público), è tornata ad attaccare il movimento libertario entrando e ponendo momentaneamente sotto sequestro l’Ateneu Llibertari de Sants e diverse case tra Barcellona e Manresa per “investigare e registrare” il materiale conservato nei rispettivi spazi.
Tra queste case vi era anche quella di un compagno sotto la quale non sono mancate le voci che gridavano la solidarietà degli amici, delle persone del quartiere e dei compagni mentre le forze dell’ordine rendevano inagibili le strade adiacenti ai luoghi attaccati. La solidarietà della gente non si è fermata nemmeno dopo la carica di avvertimento lanciata per disperdere la concentrazione spontanea che, al contrario, è rimasta forte e ferma nella posizione iniziale.
Intorno alle 14, la polizia abbandonava il quartiere di Sants lasciando l’Ateneu devastato. Hanno spaccato la porta di entrata, i libri, l’archivio storico dei giornali e delle riviste e gli scaffali della biblioteca, varie pareti sono state graffiate e bucate. Oltretutto hanno requisito materiale che evidentemente loro considerano pericoloso come libri, spray, volantini, computer.
Ci accusano di terrorismo.
Se terrorismo vuol dire essere uno spazio aperto a tutto il quartiere dove settimanalmente organizziamo molte attività e tavole rotonde come l’insegnamento della lingua dei segni o i giochi di ruolo o da tavola, siamo Terroriste. Se terrorismo è offrire uno spazio a differenti collettivi che si vogliono auto-organizzare, sì, siamo Terroriste. Se terrorismo è dare supporto a coloro che vogliono una casa dove vivere, allora sí, siamo Terroriste. Ancora, se terrorismo vuol dire mettere a disposizione libri e fare cineforum, siamo Terroriste. Infine se creare spazi femministi che pretendono la rottura delle catene del dominio patriarcale è terrorismo, siamo Terroriste.
Gridiamo il nostro sostegno e la nostra solidarietà perché …
…portem un nou món als nostres cors (Portiamo un mondo nuovo ai nostri cuori, Durruti, agosto 1936)
Ateneu Llibertari de Sants